Un nuovo studio mette in discussione l’ipotesi di lunga data secondo cui le acque reflue municipali sono un terreno fertile primario per i batteri resistenti agli antibiotici. I ricercatori dell’Università di Göteborg, in un articolo pubblicato su Nature Communications, hanno scoperto che le acque reflue provenienti dalla maggior parte dei 47 paesi testati in realtà sopprimono la crescita di E. coli, invece di promuoverlo. Questa scoperta complica la comprensione di come si evolve e si diffonde la resistenza agli antibiotici.
Sfidare la saggezza convenzionale
Per anni, le acque reflue sono state considerate un focolaio di resistenza a causa della presenza di antibiotici escreti e altri composti antimicrobici. La logica era semplice: l’esposizione a queste sostanze avrebbe selezionato batteri con geni di resistenza, consentendo loro di prosperare. Tuttavia, questa nuova ricerca rivela una realtà più complessa.
“Ciò che abbiamo trovato più interessante sono gli svantaggi diffusi per l’E. coli resistente nelle acque reflue della maggior parte dei paesi”, spiega il professor Joakim Larsson, autore principale e direttore di CARe. “Ciò suggerisce che gli impianti di trattamento delle acque reflue municipali potrebbero non essere sempre terreno fertile per la resistenza, come talvolta si percepisce”.
Interazioni chimiche complesse
Lo studio ha misurato 22 antibiotici e 20 biocidi antibatterici in campioni di acque reflue provenienti da tutto il mondo. Sebbene alcuni campioni contenessero concentrazioni di antibiotici sufficientemente elevate da consentire teoricamente la selezione della resistenza, nessuno è emerso come un chiaro fattore di tale resistenza in E. coli. Invece, i dati suggeriscono che miscele chimiche complesse, o anche composti non misurati, svolgono un ruolo più significativo nel determinare quali batteri sopravvivono.
Perché si verifica la soppressione
I ricercatori ritengono che la soppressione della resistenza sia legata ai costi intrinseci legati al trasporto dei geni della resistenza. Se i livelli di antibiotici sono insufficienti, i batteri sensibili spesso superano i ceppi resistenti. Inoltre, alcuni E. coli potrebbero essersi adattati all’ambiente fognario in modi che rendono la resistenza meno vantaggiosa.
Convalida attraverso diversi test
I risultati sono stati convalidati utilizzando due approcci. Innanzitutto, i ricercatori hanno testato comunità sintetiche di 340 diversi E. coli, confermando i modelli di soppressione. In secondo luogo, hanno analizzato le comunità microbiche naturali delle acque reflue, ottenendo risultati simili. Ciò rafforza la conclusione che la soppressione osservata non è un artefatto delle condizioni di laboratorio.
Implicazioni per la salute pubblica e la ricerca futura
Questo studio non elimina completamente il rischio di evoluzione della resistenza nelle acque reflue. Alcuni campioni hanno selezionato ceppi resistenti e le acque reflue rimangono una potenziale via di trasmissione. Tuttavia, la diffusa soppressione della resistenza nella maggior parte dei contesti suggerisce che gli impianti municipali di trattamento delle acque reflue potrebbero svolgere un ruolo più sfumato di quanto si pensasse in precedenza.
I risultati evidenziano la complessità delle dinamiche della resistenza agli antibiotici negli ambienti del mondo reale. Sono necessarie ulteriori ricerche per identificare i composti o le condizioni specifici responsabili dell’effetto di soppressione. La comprensione di questi meccanismi potrebbe portare a strategie per mitigare l’evoluzione della resistenza nelle acque reflue e in altri serbatoi ambientali.
Lo studio rafforza il fatto che le semplici ipotesi sulla resistenza agli antibiotici negli ecosistemi complessi spesso non riescono a catturare il quadro completo. La soppressione della resistenza nella maggior parte dei campioni di acque reflue serve a ricordare che l’evoluzione batterica è guidata da una moltitudine di fattori interagenti, non solo dalla sola esposizione agli antibiotici




























